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Lunedì, 11 Dicembre, 2017
Modifiche ai termini di detrazione dell’Iva – Nuovo termine per la registrazione delle fatture di acquisto

sull’argomento (si vedano le ns. circolari n. 42/2017 e n. 85/2017) segnaliamo un articolo pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 5/12 u.s. dal titolo “Detrazione Iva, allarme per le imprese”:

 

“Tra le imprese è ormai allarme Iva. La stretta sui termini per esercitare il diritto alla detrazione Iva, ossia l’obbligo di poter detrarre l’Iva sugli acquisti entro il termine di presentazione della dichiarazione Iva e non più nei due anni successivi, rischia di trasformarsi in “un prelievo di fatto”. Le imprese, infatti, si trovano nell’impossibilità di esercitare il loro diritto al recupero dell’Iva. Troppo serrati i tempi per lavorare le fatture ricevute, effettuare i controlli di regolarità sulle operazioni a queste legate e adempiere agli obblighi di registrazione dei documenti ricevuti. Sono a rischio soprattutto le fatture emesse a fine anno. Le imprese, secondo la nuova regola, hanno solo 4 mesi di tempo. E secondo alcune simulazioni effettuate su attività produttive di medio/grande dimensione a breve si potrebbero registrare perdite di qualche milione di euro l’anno.

 

La stretta temporale introdotta dalla manovra correttiva di primavera, che ha ridotto la possibilità di detrarre l’Iva nei 28 mesi successivi agli attuali 4 mesi, non ha uguali in Europa: in Francia, le imprese hanno due anni; in Germania, Spagna e Portogallo gli anni disponibili sono quattro e in Olanda addirittura cinque. In questi termini, fanno notare i diretti interessati, le nuove regole adottate dall’Italia fanno emergere pesanti profili di incompatibilità con la normativa comunitaria. A venir meno è il principio di neutralità dell’imposta. E se chiamata a risponderne davanti alle autorità europee, l’Italia in questo modo si espone a una nuova procedura di infrazione delle regole comunitarie.

 

Al Senato, nel corso dell’esame della manovra di bilancio, la maggioranza si è fatta carico dei problemi che pone il giro di vite sulle detrazioni Iva, ma l’emendamento presentato dal capogruppo Giorgio Santini (Pd) ha dovuto fare i conti con il costo dell’operazione: cancellare la stretta sarebbe costata all’Erario qualche decina di milioni. Lo spazio per rivedere la misura c’è ancora. L’ipotesi che resta allo studio sarebbe quella di allungare il termine per detrarre l’Iva sugli acquisti di almeno un anno (anche l’opzione presentata da Santini al Senato andava in questa direzione).

 

In questo modo si ridurrebbe l’impatto economico sulle casse dello Stato (circa 18 milioni) e si consentirebbe soprattutto un effettivo bilanciamento tra le esigenze dell’Amministrazione finanziaria di poter effettuare controlli e incroci dei dati in tempo quasi reale, tra le operazioni effettuate e il diritto alla detrazione, e il legittimo diritto delle imprese a non rimanere incise dall’Iva assolta sugli acquisti.

 

Sul fronte Iva, poi, sia le grandi che le piccole imprese devono fare i conti con reverse charge e split payment. Quest’ultimo strumento è stato ampliato con la manovra correttiva e dal Dl collegato alla manovra alle operazioni fatturate dal 1° luglio 2017 nei confronti di tutte le società controllate da Pa centrali e locali, nonché delle società quotate incluse nell’indice Ftse Mib. Fino ad oggi i fornitori di questi soggetti hanno dovuto accantonare le somme dovute all’Erario, a titolo d’Iva per le operazioni di acquisto di beni e servizi, e versare ora la seconda rata il 18 dicembre 2018 (la prima parte è stata versata il 16 novembre scorso). Nel pacchetto delle semplificazioni fiscali, completamente assenti nella manovra, potrebbe dunque trovare posto alla Camera l’abolizione di questi strumenti soprattutto con l’arrivo della fatturazione elettronica obbligatoria. Il flusso di dati con l’e-fattura lascia ampio margine d’azione al Fisco per contrastare le frodi Iva senza necessariamente sottrarre liquidità alle imprese.”